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Well-Being

Il saggio di Marianna Benatti affronta un tema sempre più importante per le imprese italiane, cercando di tracciare una strada percorribile da organizzazioni e dipendenti perché benessere e lavoro vadano finalmente di pari passo.

 

Nel 2020, il benessere dei dipendenti è risultato al primo posto a livello globale e al terzo in Italia tra le principali direttrici di cambiamento delle organizzazioni1. Una scalata non improvvisa (negli anni precedenti aveva conquistato dapprima il terzo e poi il secondo gradino del podio globale) ma sicuramente consolidata dalla rivoluzione innescata dalla pandemia di Covid-19. Se da un lato, infatti, le aziende si sono rese conto di come il benessere dei propri collaboratori costituisca qualcosa di più di una condizione accessoria e utile esclusivamente per una maggiore produttività, dall’altro l’accelerazione dei processi di trasformazione digitale ha minato alle radici la quotidianità di persone e organizzazioni, rendendo l’adozione di una vera strategia per la conquista e la tutela della serenità sul luogo di lavoro improcrastinabile.
Èd è proprio per cercare di tracciare una strada concretamente percorribile da imprese e professionisti italiani che Marianna Benatti ha scritto “Well-Being: una strategia di sostenibilità per il benessere personale e aziendale”, saggio nato dalla convinzione che i tempi siano maturi perché lavoro e benessere possano davvero iniziare a camminare di pari passo. Anche in Italia.
Manager responsabile di “well-being”, CSR ed employer branding di una grande multinazionale, Benatti parte dal proprio percorso personale (e professionale) per rivolgersi non soltanto ai lavoratori – dimostrandogli come un mondo diverso e incentrato sul proprio benessere sia realmente possibile anche in questi tempi frenetici – ma parla soprattutto al mondo delle imprese, cercando di fare capire a manager e imprenditori come la felicità si possa ormai considerare come un asset aziendale misurabile, anche in ottica ESG. Addirittura il più importante, in un contesto in cui a fare la differenza sono proprio le persone con il loro patrimonio di idee, conoscenza e creatività, fondamentale per rendere competitiva l’impresa e decidere le sorti delle sfide che il mercato continuamente propone.
Un tesoro da coltivare e difendere oggi più che mai, dato che il digitale ha cambiato radicalmente il modo di vivere e lavorare di milioni di persone, mutandone gli equilibri nel segno di un’iperconnessione (7 giorni su 7, h24) che ha reso i confini tra vita privata e professionale sempre più sfumati. Ritagliarsi tempo per sé, i propri hobby, gli amici e la famiglia è diventato difficile; i livelli di stress sono aumentati e il burnout è stato dichiarato una sindrome dall’OMS. Sedentarietà e ritmi di lavoro che interferiscono negativamente sulle abitudini alimentari e sul riposo fanno il resto.
Urge intervenire, quindi, perché solo persone in salute e felici possono far emergere le soft skills essenziali per portare valore aggiunto in azienda. Il libro si dirige verso questo orizzonte, snodandosi tra riferimenti alla filosofia antica – come necessario presupposto per la sensibilizzazione alla cura di sé – e all’economia della felicità – come base per un modo nuovo di fare impresa. Rintracciando nella storia le prime misure di welfare che hanno aperto la strada alle politiche di wellness fino all’attuale concezione olistica del benessere, Benatti propone il “well-being” come ingrediente attrattivo di un employer branding di successo ed elemento rilevante di una strategia di responsabilità sociale d’impresa. In grado di generare un impatto positivo e sostenbile non soltanto sulle performance di un’azienda, ma soprattutto nella vita delle persone e nel mondo – sempre più complesso – che le circonda.
Sono sicura che in futuro anche in Italia, seguendo il trend degli altri Paesi, le figure dedicate al benessere saranno sempre di più e acquisiranno una professionalità specifica fatta di competenze in ambito HR e spiccata sensibilità verso le persone e l’ambiente”, spiega Benatti. “L’obiettivo sarà quello di riuscire a progettare iniziative innovative di tutela della sicurezza, di promozione della salute e di attenzione alla sostenibilità: la sfida delle ‘3S’, insomma. Sarà necessario acquisire la profonda convinzione che proprio il ben-Essere olistico è l’impatto che fa la differenza. Non sul lavoro, ma nella vita. Bisognerà crederci per essere credibili”.

 

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